TIC TIC, IL TEMPO A COLORI

La routine è quell’insieme di gesti che compi con sistematica precisione durante la tua quotidianità, quale che sia il livello di lucidità di supporto. La mia è composta da numero tre sveglie con relativo trauma decrescente, salto ad ostacoli fra i giochi disseminati dai miei 3 terremoti, valutazione condizioni atmosferiche per prossima vestizione e organizzazione della colazione per una famiglia, solitamente molto affamata.
Ma c’è un momento tra l’ultimo piatto di frutta e la mia voce che prende fiato per il richiamo dei ragazzi, che il tempo si ferma. L’aroma della moca invade lo spazio fra me e la parete dei ricordi. Quel piccolo spazio del mio salotto che negli anni è diventato un mosaico di fotografie, proprio affianco ad una grande finestra che da sul giardino.
Sono quei 5 minuti, immancabili, in cui sorseggio il caffè e il collegamento con il mondo reale cessa del tutto. È la mia routine. La mia fotografia. E oggi il mio sguardo cade sul nonno.
Non l’ ho mai conosciuto. La sua immagine è l’incontro fra le poche fotografie che ho e gli interminabili racconti di mio padre. Ma lui ora è qui che passeggia nello stesso giardino che invade il mio sguardo. Prima di uscire dalla prospettiva dei miei ricordi, si ferma, infila la mano nel taschino e sfila il suo orologio attaccato ad una catenella d’argento. Sorride e alza lo sguardo sul mio. E il sorriso si fa più grande.
Sul mio film scorrono i titoli di coda giusto in tempo per imprimere forte questa immagine e già i ragazzi sono a tavola, senza che la mia ugola abbia intonato alcun richiamo.
Guardo l’ora. Questa inaspettata iniziativa dei bambini mi lascia un po’ di tempo in più per rimanere sospesa. Ieri siamo stati a Porto Cervo per scattare alcune immagini insieme a Calabritto28. Per chi non lo sapesse è un orologio. Per chi invece lo conosce e ha la fortuna di portarlo al polso, sa bene che è molto di più. Prende il nome da un’elegante via di Napoli, celebre punto di ritrovo e passeggio della borghesia Partenopea. È un abbraccio originalissimo fra il design degli orologi da taschino di un tempo e pregiati cinturini sartoriali di vari tessuti.
Ovviamente ho passato la giornata a cambiare cinturini, innamorandomi regolarmente di quello che indossavo e di come comodamente si poggiasse sul polso. Aveva in sé il rigore di un accessorio importante, ma la morbidezza di un tocco così casual, da renderlo adatto ad ogni occasione.
Raramente mi succede di sentirmi così a mio agio con un capo nuovo. Con Calabritto28 è stata seduzione al primo tocco. Tanto che da ieri ancora cinge il mio polso, abituato alla sola carezza del vento.
Ora che sono ancora sospesa in questo ricordo ancestrale, fra un tempo passato e mai vissuto e ora, capisco quanto i miei ricordi influenzino tanti miei gesti. Forse l’amore passa per mille gesti, oltrepassa i confini del tempo e ritorna da noi in forme diverse. Molti non li capiamo subito, altri ci arrivano così chiari, all’improvviso. Meravigliosi e dolci. Come il sorriso di mio nonno che colora il mio tempo.

Calabritto28

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